Mar Mediterraneo e le colonne d’Ercole

Colonne d’Ercole mitiche nella posizione di Gibilterra a guardia dell’ingresso del Mediterraneo è impareggiabile. Per molti anni è stata combattuta da Spagna, Francia e Gran Bretagna, tutti rivendicandone il possesso.
Lo stretto di Gibilterra una volta era il limite del conosciuto. Le colonne d’Ercole erano il confine estremo del Mare Mediterraneo, oltre le quali nulla poteva vivere ed esistere. Un territorio marino sconosciuto ed irreale.
Oggi Gibilterra è un territorio autogovernato del Regno Unito e come tale i suoi residenti sono considerati cittadini britannici. Il governo di Gibilterra, tuttavia, è democratico e separato da quello del Regno Unito.
La regina Elisabetta II è il capo di stato di Gibilterra, ma ha un proprio primo ministro come capo del governo, così come il proprio Parlamento unicamerale e la Corte Suprema.
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Sommario dei contenuti
Lo stretto di Gibilterra
Le prove archeologiche mostrano che gli esseri umani di Neanderthal, potrebbero aver abitato Gibilterra già dal 128.000 al 24.000 a.C. In termini di storia moderna, Gibilterra fu abitata per la prima volta dai Fenici intorno al 950 a.C.
Anche i Cartaginesi e i Romani stabilirono insediamenti nella zona e, dopo la caduta dell’Impero Romano, fu controllata dai Vandali. Nel 711 a.C. iniziò la conquista islamica della Penisola Iberica e Gibilterra venne controllata dai Mori.
Gibilterra fu controllata dai Mori fino al 1462, quando il duca di Medina Sidonia prese il controllo della regione durante la “Reconquista” spagnola.
Poco dopo questo periodo, il re Enrico IV divenne re di Gibilterra e ne fece una città all’interno del Campo Llano de Gibilterra. Nel 1474 fu venduto ad un gruppo ebraico che costruì un terreno nella città e rimase fino al 1476.
A quel tempo furono costretti a lasciare la regione durante l’Inquisizione spagnola e nel 1501 cadde sotto il controllo della Spagna.
Nel 1704 Gibilterra fu rilevata da una forza britannica-olandese durante la guerra di successione spagnola e nel 1713 fu ceduta alla Gran Bretagna con il Trattato di Utrecht.

Le scimmie della roccia
Gibilterra è sempre stata parte della storia britannica, distante dalle Colonne d’Ercole. L’Ammiraglio Lord Nelson e la flotta visitò Gibilterra nel maggio 1805.
Dopo la battaglia di Trafalgar nell’ottobre dello stesso anno, il corpo di Nelson, imbalsamato in una botte di vino, fu portato a terra a Rosia Bay per essere restituito in Inghilterra per la sepoltura.
La posizione unica di Gibilterra si è dimostrata inestimabile anche durante Seconda Guerra Mondiale. La maggior parte della popolazione civile fu evacuata, ad eccezione di 4.000 persone che combatterono con grande coraggio per difendere la libertà della Roccia.
C’è una vecchia superstizione che, se le scimmie lasciano la Roccia, anche gli inglesi se ne andranno. Sir Winston Churchill si assicurò, durante la seconda guerra mondiale, che il numero di scimmie fosse mantenuto stabile.
Si disse all’epoca che, lo stesso Churchil, avrebbe allo scopo catturato scimmie dall’Africa e portate a Gibilterra, per conservarne il numero.
Lo stretto di Gibilterra, nella letteratura occidentale ed in primis nel mito greco, era un tempo chiamato col nome di Colonne d’Ercole.
Con questo nome si intendeva riferirsi a quello che era creduto essere il limite invalicabile del mondo conosciuto. Dal punto di vista metaforico invece, il limite della possibilità di conoscenza umana (il non plus ultra).
Il Mar Mediterraneo e le colonne d’Ercole
Abbiamo già parlato dell’importanza vitale dello stretto di Gibilterra e delle Colonne d’Ercole per il nostro Mediterraneo. Infine sottolineato della vera e propria respirazione del Mare attraverso il Mare di Alboran.
Ma lo stretto di Gibilterra è uno dei punti strategici più importanti a livello mondiale. A partire dalla probabile presenza dell’uomo moderno, ai tempi preistorici dove esisteva un ponte terreno tra Africa ed Europa, ai Greci ed i Romani.
Non solo ma Platone definì lo stretto di Gibilterra il confine del Mediterraneo oltre il quale viveva Atlantide. Lo stretto di Gibilterra erano le citate colonne d’Ercole.
Le Colonne d’Ercole corrisponderebbero ai due promontori di roccia che si trovano a fianco dello stretto di Gibilterra. Nel mito, le Colonne d’Ercole rappresentavano la frontiera del mondo civilizzato. Nessuna nave si azzardava ad andare oltre e si riteneva che lì, infatti, il mondo terminasse.
La nascita del mito di Atlantide è riconducibile al filosofo greco Platone che per primo ne parlò nelle sue opere. Il leggendario continente, regnato dai discendenti di Poseidone, doveva trovarsi oltre le Colonne d’Ercole, al centro dell’attuale Oceano Atlantico.
Platone parla di Atlantide non attinge alle solite tradizioni greche. Asserisce di avere una precisa fonte, quindi un lontano parente, il legislatore e poeta Solone (615-535 a.C.).
Il Mare Mediterraneo e le sue Colonne d’Ercole, erano il confine del mondo conosciuto, oltre il quale viveva una grande civiltà. La civiltà che tutti vorremmo ancora riscoprire come reale, come reale era per Platone.

La civiltà di Atlantide
Stando a Platone, Solone invitò gli egizi a parlare di “fatti antichi”, i ricordi più lontani nel tempo, ed i sacerdoti gli narrarono una storia che aveva dell’incredibile.
Dapprima essi risero nell’ascoltare Solone che, risalendo fin alle origini del suo popolo, raccontava gli avvenimenti da lui ritenuti più antichi.
Secondo i sacerdoti la storia risaliva a migliaia di anni prima. Le loro istituzioni erano state fondate almeno ottomila anni addietro e conservavano la memoria di eventi ancora anteriori.
Asserivano che novemila anni prima, cioè nel 9570 a.C., già esisteva la grande città di Atene di cui i greci attuali avevano un labile ricordo. In quei tempi remoti, Atene era governata da una casta di guerrieri che disdegnavano le ricchezze e conducevano una vita semplice.
Gli ateniesi avevano guidato con successo la resistenza delle popolazioni europee contro le invasioni di un regime tirannico, le forze unite dell’impero di Atlantide.
Atlantide era un continente situato ad occidente, oltre le colonne d’Ercole. Governato da una coalizione di sovrani che discendevano da Poseidone, il dio del mare.
Il re dei re apparteneva alla progenie del figlio maggiore di Poseidone, Atlante, che diede il nome sia all’isola sia all’oceano che la circondava l’Oceano Atlantico.
L’isola era un vero paradiso, benedetto da ogni sorta di ricchezze. Acque limpide a profusione, metalli preziosi ed una vegetazione lussureggiante.
I re di Atlantide possedevano enormi ricchezze, più di quante furono mai possedute da re e potenti del regno antico, e mai lo saranno.
Un tempo i discendenti di Atlantide erano semidei dal cuore puro. Con il passare del tempo, il sangue divino si dissolse ed essi diventarono corrotti ed avidi.
Nonostante fossero al comando di un già vasto impero, i cui confini si estendevano dall’Italia centrale all’Egitto, decisero di assoggettare anche il resto del mondo che si affacciava sul Mediterraneo.
Invasero altri territori finché incontrarono la resistenza degli elleni che, per quanto abbandonati dai loro alleati, riuscirono a respingerli. Mentre la guerra volgeva al termine, gli dei tennero concilio.
Decisero di punire l’orgoglio smisurato degli atlantidei. Seguirono terremoti ed inondazioni di straordinaria violenza e nello spazio di un giorno e di una notte tremenda l’isola di Atlantide scomparve assorbita dal mare.
Durante quella stessa catastrofe, l’esercito ateniese, che ancora era in guerra, sprofondò nelle viscere della terra.
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